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Dollaro già debole, ma può diventare ancora più debole?

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Il forte calo del biglietto verde potrebbe non essere ancora giutno alla fine

Nonostante il suo recente calo di valore, il ruolo del dollaro nei mercati globali è e continuerà ad essere di primissimo piano. La valuta americana resta quella più scambiata al mondo, e con il suo andamento condiziona i flussi di capitale che si muovono sui mercati finanziari.

Questo dollaro è già troppo debole?

E’ chiaro quindi, che di fronte a un suo cronico indebolimento – come quello visto negli ultimi mesi – bisogna porsi qualche domanda e fare qualche riflessione. In sostanza occorre chiedersi se il dollaro non si sia indebolito troppo.
Una valutazione deve partire necessariamente dall’analisi dei fondamentali (qui invece si parla di franco svizzero previsioni cambio).

Tasso effettivo reale e tasso di interesse reale

Malgrado il dollaro si sia deprezzato fortemente negli ultimi mesi, il tasso di cambio effettivo reale resta elevato rispetto alle altre valute. In pratica il suo potere di acquisto è ancora molto robusto. Superiore alla sua media di lungo termine. Ciò non è positivo per le sue prospettive, dal momento che gli investitori che vogliono diversificare il portafoglio, si orientano verso altri Paesi dove il tasso di cambio è più conveniente.

Per quanto riguarda invece il tasso d’interesse reale, ossia quello al netto dell’inflazione (che guardano gli investitori in titoli di Stato), i decennali adesso lo hanno al -1%. In pratica chi investe in un Treasury perde l’1% all’anno di potere d’acquisto. Giacché non si prevede una crescita dei tassi reali, e giacché il dollaro storicamente si muove sincronicamente con essi, le aspettative anche in questo caso sono negative.

Crisi, recessione, e deficit

Un altro fattore che storicamente gioca a sfavore del dollaro è la crisi. E’ quasi sempre accaduto che l’uscita da una recessione, sia stata accompagnata dal deprezzamento del dollaro. Potrebbe succedere così anche stavolta. E non finisce qui. Il grosso deficit delle partite correnti che caratterizza gli USA (ora vicino al 3% del PIL) è destinato a crescere. E questo è un altro fattore negativo per il dollaro.

Politicamente poi, il “debutto” da segretaria del Tesoro di Janet Yellen fornisce un indizio negativo: prima di lei tutti avevano sottolineato l’importanza di un dollaro forte, la Yellen invece ha parlato di “tassi di cambio determinati dal mercato.

Nota: quando si opera sui cambi valutari, bisogna conoscere quali sono i migliori oscillatori trading analisi tecnica.

Fattori potenzialmente positivi

Certo, accanto a tutti questi fattori negativi, ce ne sono altri potenzialmente rialzisti per il biglietto verde. Ad esempio il posizionamento short già molto elevato sul dollaro USA. Oppure il rilevante aumento dei prezzi delle azioni del settore tech statunitense, attrattivo per gli investitori stranieri. Oppure la sovraperformance dell’economia statunitense rispetto agli altri paesi sviluppati.
Il quadro insomma è complesso, ma sul piatto della bilancia ci sono più fattori negativi che positivi.

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