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Banche, l’impegno verso la transizione energetica resta un miraggio

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Nonostante gli impegni presi nell’Accordo di Parigi, alle società di combustibili fossili sono giunti capitali per oltre 1000 miliardi di dollari

Affrontare la crisi climatica, quindi il passaggio verso un’economia a zero emissioni, non può prescindere dalla riduzione drastica degli investimenti in petrolio gas e carbone. Un concetto che le banche hanno sposato a parole ma nei fatti non traducono in atteggiamenti concreti.

Un fiume di denaro verso il fossile grazie alle banche

banche investimentiNonostante gli impegni presi nell’Accordo di Parigi, alle società di combustibili fossili sono giunti capitali per oltre 1000 miliardi di dollari. Se questo fiume di denaro è stato reso possibile soprattutto dai comportamenti di governi e della società civile, un ruolo primario lo hanno avuto le banche. Queste ultime hanno infatti aiutato le società di gas, carbone e petrolio ad intascare cifre enormi, in barba ad ogni promessa di natura ambientale.

Parole e promesse

Eppure solo pochi anni fa è stata creata la Net Zero banking Allianz (NZBA), ossia una rete composta dai principali banche europee con l’obiettivo preciso e dichiarato di sostenere le azioni urgenti necessarie per il cambiamento verso la sostenibilità climatica e la transizione energetica.

Poco è stato fatto però per mantenere questo impegno, visto che dalla stipula dell’Accordo di Parigi fino ad oggi sono state emessi oltre 1600 titoli obbligazionari dalle banche – soprattutto quelle dell’alleanza NZBA – per società come Shell, Bp, Total, Saudi Aramco, Gazprom e Rosneft. Il valore complessivo di questi titoli supera i mille miliardi di dollari.

USA ed Europa nella stessa situazione

Mentre negli Stati Uniti si distinguono in senso negativo Jp Morgan, Citi e Bank of America, in Europa la parte del leone la recita Deutsche Bank, che dalla firma dell’Accordo di Parigi ha agevolato 358 obbligazioni, per un valore complessivo di oltre 432 miliardi di euro.

Pensando a tutto questo vengono in mente le parole del capo delle Nazioni Unite, António Guterres, per cui «investire in nuove infrastrutture per i combustibili fossili è moralmente ed economicamente una follia».

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