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Banche italiane, torna caldo il tema dei crediti deteriorati

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Il presidente della Commissione di vigilanza della Bce, Andrea Enria, ha ammonito le banche italiane ad essere più attente nel valutare i rischi

Il problema dei crediti deteriorati continua ad essere assai minaccioso per il sistema bancario italiano.
Secondo i dati che sono stati resi noti di recente dalla Fabi (relativi a fine 2020), c’è una montagna di 97 miliardi di euro nella pancia delle banche italiane.

I crediti a rischio per le banche

bancheQuesti numeri dimostrano come le imprese e le famiglie siano particolarmente colpite da una pesante crisi economica, innescata dal Covid. Anche per questo motivo siamo finiti sotto la lente di ingrandimento delle autorità di vigilanza europea.
Emerge in ogni caso l’evidenza di un Paese che – nonostante la ripresa economica – è ancora in affanno, peraltro con differenze assai marcate da zona a zona.

Nord e imprese i più colpiti

La metà dei crediti deteriorati, infatti, si concentra nel Nord Italia. Il resto è distribuito tra Centro e Sud. Inoltre ben 71,1 miliardi di euro di crediti deteriorati (oltre il 72%) sono relativi alle imprese, che dimostrano di essere i debitori maggiormente in difficoltà nei confronti delle banche.
Solo il 14,4 miliardi sono invece relativi alle famiglie (il 27% del totale).

Dal punto di vista territoriale, i crediti deteriorati affliggono principalmente cinque regioni. In cima a questa poco invidiabile classifica c’è la Lombardia (24%), seguono Lazio (13%), Emilia-Romagna (9%), Veneto (8%) e Toscana (6,7%). Sul lato opposto delle classifica c’è invece il Friuli-Venezia Giulia (1,5%), che fa poco meglio della Calabria (1,6%).
Il dato ha una facile chiave di lettura: nel Nord, dove ci sono più imprese, la crisi economica dovuta anche al Covid ha colpito di più.

Il monito della BCE

Questo quadro della situazione fa capire perché il presidente della Commissione di vigilanza della Bce, Andrea Enria, ha ammonito le banche italiane ad essere più attente nel valutare i rischi relativi ai prestiti concessi. Il rischio è infatti di buttare al vento i tanti anni che sono stati passati a ridurre il peso dei Nona Perfoming Loans.

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