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Banche, il numero continua a calare: in Italia solo 439

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La concentrazione bancaria non è però un fenomeno tutto italiano, bensì qualcosa che cominciò dall’introduzione dell’euro come valuta unica, e poi ha progressivamente accelerato

In questi giorni le banche sono al centro dell’attenzione, per via della decisione del governo di tassare gli extra-profitti guadagnati negli anni 2022 e 2023. Una decisione che ha innescato un sell-off terribile sui titoli di questo settore, oltre che polemiche di tipo politico ed economico.

Ma riguardo alle banche c’è un altro aspetto che di cui vogliamo discutere, ossia il calo del numero degli istituti presenti sul nostro territorio.

Il calo del numero delle banche

bancheIn base ai dati del 2022 (sfruttando come fonti Eurostat e Banca d’Italia) in Italia le banche sono scese a 439, rispetto alle 456 dell’anno precedente. E’ ancora più impietoso il confronto rispetto al 2011, quando le banche presenti in Italia erano 740.

Quello che è avvenuto in questo anni è un processo di aggregazione che ha portato le maggiori banche a controllare il 55% delle filiali presenti in Italia (circa 11mila). Il resto se lo dividono le banche grandi (7%), le banche medie (11%), le banche piccole (18%) e le banche minori (9%).

Un fenomeno comune in tutta Europa

La concentrazione bancaria non è però un fenomeno tutto italiano, bensì qualcosa che cominciò dall’introduzione dell’euro come valuta unica, e poi ha progressivamente accelerato. In Europa alla fine del 2021 le banche erano 5263, sceso ulteriormente a 5171 nel 2022. E prima della pandemia erano 5981. Praticamente si viaggia alla media di quasi 10mila istituti chiusi ogni anno.

Il destino delle banche tradizionali

La concentrazione si attua prevalentemente con l’acquisizione dei piccoli istituti da parte dei più grandi, che sono più agili e più in grado di rispondere alle esigenze della rivoluzione fintech (che comporta dei costi).

Inoltre le banche tradizionali, benché si siano attrezzate per resistere alla concorrenza delle fintech, non possono resistere a lungo in un contesto sempre più digitale. Anche se fanno di tutto per diventare smart, ma non riescono pienamente.
Inoltre le fintech, non avendo sedi fisiche, hanno costi decisamente minori. Le tradizionali invece no. E alla fine il mercato le costringe ad adeguarsi alla nuova realtà.

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