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Commercio online boom, ma le PMI reagiscono ampliando i canali di vendita

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Durante il periodo tra marzo e settembre 2020, il totale del commercio online è cresciuto del 31,6%

Sappiamo ormai bene che la crisi innescata dalla pandemia, ha dato un impulso forte alle vendite online. Il fatto di dover stare chiusi in casa è stato un volano efficacissimo per il commercio su internet e per le aziende che lo sfruttano.

I dati confermano la crescita del commercio online

Gli ultimi dati resi noti da Istat lo confermano. Il commercio al dettaglio online ha infatti proseguito lungo un percorso di crescita a doppia cifra. A settembre 2020 l’incremento è stato pari al 24,9% rispetto ad un anno prima. Durante il periodo tra marzo e settembre 2020, il totale del commercio online è cresciuto del 31,6%. Tradotto in denaro, parliamo di 5,7 miliardi di euro in più rispetto allo stesso periodo del 2019. Numeri importantissimi, che testimoniano quanto vada a gonfie vele l’e-commerce.

Le PMI si adeguano

Oltre ai colossi del web, anche le piccole e medie imprese hanno cominciato a comprendere l’importanza del commercio in rete, soprattutto in tempo di pandemia. Tanto che secondo Confartigianato, circa 122 mila hanno venduto il proprio prodotto in Rete.

Il settore Food

La forza del canale online ha però dato una scossa anche alle MPI che operano nel settore food, uno di quelli che sono finito sotto pressione durante la crisi Covid. In questo caso, si è compresa l’importanza della diversificazione dei canali e la vendita a domicilio. Durante questi ultimi mesi, circa 197 mila le micro e piccole imprese (ovvero il 58,5% del settore), hanno diversificato i propri canali di commercio.

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Una grossa fetta si è attrezzata per la vendita a domicilio (45,4%), e circa la metà lo ha attivato proprio durante al pandemia. Inoltre un discreto 11% ha preannunciato che adotterà nel prossimo futuro anche questo canale di vendita. Del resto la posta in gioco è molto alta, tenuto conto che la spesa media mensile delle famiglie italiane per prodotti alimentari, bevande, ristoranti, bar, fast food e servizi di ristorazione take away ammonta a 15,3 miliardi di euro.

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