C’è un’inquietante tendenza che ormai va avanti da diversi anni, che riguarda i piccoli negozi di artigianato. Una indagine della Cgia di Mestre evidenzia infatti che nell’ultimo decennio sono sparite circa 300.000 botteghe, in special modo quelli di artigianato tradizionale.
I numeri di un tracollo di negozi
Diversi fattori hanno agito come concause, picconando costantemente le speranze di sopravvivenza dei piccoli negozi di artigianato.
Da una parte il rincaro degli affitti ha inciso sui loro margini di guadagno, così come hanno fatto le tasse che non sono diminuite. Inoltre il volume di affari ha subito una forte contrazione per via della concorrenza della grande distribuzione e del commercio online. Infine manca un ricambio generazionale adeguato (e visto questo quadro non è difficile comprendere le ragioni della disaffezione dei giovani).
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Per tutte queste motivazioni, i negozi di artigianato stanno sparendo progressivamente dalle nostre città. Quel che è peggio è che nella maggior parte dei casi si tratta di artigianato tradizionale, ossia quello che con la sua presenza rappresentava un pezzo di storia e di cultura delle nostre città e del nostro paese.
Se ne va un pezzo della nostro cultura e società
Il crollo del numero di queste imprese è stato quasi di 300.000 unità, generando un impoverimento delle vie e delle nostre città e dei nostri paesi di provincia, che un tempo erano fortemente caratterizzati da queste piccole bottiglie, alla pari dei monumenti e dei palazzi più importanti.
Con il venir meno dei negozi di artigianato, al tempo stesso vengono meno anche luoghi dove le persone si incontravano anche solo per discutere per chiacchierare. Luoghi che formavano l’identità di una società e di una comunità. Collanti di un territorio.
In sostanza la forte riduzione di queste botteghe non è soltanto un danno economico, ma anche un segnale di peggioramento della qualità della vita.