Continua a correre il conto alla rovescia per Banca Monte Paschi. Bruxelles ha concesso un anno e mezzo ancora di tempo (fine 2021) al ministero del Tesoro per uscire dal capitale dell’istituto (68%). Tuttavia, abbandonare la cospicua partecipazione in Rocca Salimbeni è complicatissimo.
Salvare Banca MPS
Trovare un marito ideale per la Banca guidata da Guido Bastianini si scontra con molti problemi. Il primo tra tutti economico. L’istituto senese in questa parte del 2020 ha perso circa 6 milioni al giorno, e fino alla fine del 2022 il suo bilancio rimarrà in profondo rosso. Abbastanza per spaventare e far scappare qualsiasi pretendente.
Il Tesoro ha chiesto aiuto a Mediobanca, che ha l’incarico di valutare le alternative strategiche.
Ma oltre ai problemi di bilancio, la banca senese spaventa i pretendenti anche per altri motivi. A cominciare dalle incertezze che avvolgono i suoi fabbisogni di capitale. Di sicuro almeno una decina di miliardi serviranno a pagare i danni legati a controversie legali in corso.
Inoltre bisogna valutare il futuro dei crediti incagliati (Npl). La BCE ha dato il suo assenso affinchè la banca scinda il pacchetto di Npl a favore di Amco, società che è al 100% in mano al Tesoro. Ma ha posto tre condizioni che sono complesse da gestire, e comportano altri costi che penalizzerebbero ulteriormente la redditività della banca già ridotta al lumicino.
Scenari alternativi
Gli scenari sono ancora tutti aperti. Di fronte alle difficoltà di passare la mano, resta in piedi la possibilità che il Monte possa rimanere in mano pubblica, nazionalizzata, con una funzione di bad bank. Oppure che si possa arrivare a una fusione con Banco Bpm e/o con Bper. Non tramonta neppure l’ipotesi che qualche banca straniera possa farsi avanti e mettere le mani su Rocca Salimbeni (tipo Credit Agricole e Bnp Paribas).
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