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Lavoro, due milioni di posti a rischio per via della variante Omicron

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Diverse associazioni di categoria hanno alzato il livello d’allarme, specialmente con riferimento ad alcuni settori economici, particolarmente esposti al Covid

Come era già successo nelle precedenti ondate pandemiche, il mercato del lavoro sta subendo profondi danni dalla variante Omicron. E la situazione rischia di peggiorare in modo drastico a partire da gennaio, quando si prevede il picco della nuova ondata.

La variante Omicron e il mercato del lavoro

lavoro impresaAnche se è prematuro fare un bilancio dei danni, è evidente che la diffusione di questo nuovo ceppo (molto contagioso benché meno aggressivo), sta facendo molto male all’economia, e di conseguenza farà male anche al mercato del lavoro.

Lo ha ammesso la stessa Commissione UE, che parla di “brusco raffreddamento dell’economia“. La nuova ondata sporcherà le previsioni per l’intero anno, a questo punto troppo ottimistiche rispetto alla situazione pandemica.
Ma Bruxelles invita anche alla calma, affermando che ha poco senso fornire nuove previsioni, proprio in una fase in cui si sa così poco della nuova variante.

Settori più esposti

Diverse associazioni di categoria hanno alzato da giorni il livello d’allarme, specialmente con riferimento ad alcuni settori economici, particolarmente esposti al Covid.

Ad esempio Confcommercio e Confesercenti hanno evidenziato i gravi problemi che la diffusione di Omicron sta causando al settore della ristorazione e del turismo. Questi due mercati sono del resto quelli più colpiti dalle nuove restrizioni imposte dai governi per contenere l’avanzata del virus.

I sindacati chiedono interventi urgenti

Ma i problemi delle aziende sono anche quelli del mercato del lavoro, e per questo sono scesi in campo anche i sindacati, che chiedono subito delle misure per contenere i danni.
Vorrebbero sia il rinnovo della Cig Covid, che il blocco dei licenziamenti, per evitare che sul mercato del lavoro si abbattano conseguenze fortissime a causa di Omicron.
Secondo i calcoli dei sindacati, in assenza di misure tempestive potrebbero rischiare il lavoro oltre due milioni di lavoratrici e lavoratori del turismo, del terziario e degli appalti di servizi, ancora interessati dalla crisi.

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