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DEBITO PUBBLICO, cos’è e perché è così importante

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Quando uno Stato incassa meno di quanto spende si verifica un “deficit” di bilancio, e per coprirlo può prendere soldi in prestito

Quando si ascoltano o se leggono argomenti di economia, un concetto che troviamo spesso è quello di debito pubblico. Purtroppo quasi sempre è associato a notizie negative, nel senso che a “fare notizia” è il debito pubblico che cresce troppo.
Ma che cos’è e perché ne sentiamo parlare così spesso?

Cos’è il debito pubblico

debito pubblicoOgni Stato vive più o meno come se fosse un’azienda: sostiene dei costi (per erogare i servizi ai propri cittadini, per pagare i dipendenti pubblici, per realizzare infrastrutture e investimenti, ecc) e ha le sue entrate (principalmente le tasse). Quando ciò che incassa non è sufficiente per sostenere tutte le spese, si verifica un “deficit” di bilancio.

Per coprire questa differenza, lo Stato si trova di fronte a 3 possibilità: ridurre le spese, aumentare le tasse oppure prendere soldi in prestito. In quest’ultimo caso si crea il debito pubblico, che si chiama così perché lo Stato siamo noi per cui anche il suo debito è di tutti noi cittadini.
Possiamo quindi dire che il debito pubblico è la somma che uno Stato deve a tutti i suoi creditori: persone, imprese, banche o altri Stati.

La corretta gestione del debito pubblico è fra i più importanti compiti di ogni governo.

Come si finanzia uno Stato?

titoli di statoPer raccogliere le risorse economiche che gli servono, lo Stato emette i “titoli di debito”, che sono delle promesse di pagamento future con interessi. In sostanza tu mi dai dei soldi oggi, io PROMETTO di restituirteli entro questa data con l’aggiunta degli interessi. Più sono alti gli interessi che uno Stato è disposto a pagare, più il titolo diventa accattivante. Questi titoli vengono venduti sul mercato agli investitori.

Nel caso dello Stato italiano i titoli più utilizzati per il debito pubblico sono i BTP (Buoni del Tesoro Poliennali, con scadenza variabile da 2 a 50 anni) e i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro, con scadenza dai 3 ai 12 mesi).

Chi presta i soldi allo Stato?

Se esiste un debito pubblico, esistono anche dei creditori dello Stato. Chi sono?
La platea può andare dal privato cittadino (che magari ha dei risparmi e decide di acquistare i titoli di stato) alle banche e altre istituzioni finanziarie (gli hedge fund più grandi al mondo hanno montagne di titoli di debito pubblico), fino agli Stati esteri e altre banche centrali. Potenzialmente quindi, chiunque può diventare un creditore dello Stato.

Il rischio di finire nella spirale del debito pubblico

E’ chiaro che più è alto il debito pubblico di uno Stato, peggio è. Anche perché – come abbiamo detto – lo Stato deve restituire ai suoi creditori non solo le somme che riceve in prestito, ma anche gli interessi. Per riuscirci, necessariamente in futuro dovrà fare in modo che le sue entrate superino le uscite, altrimenti per pagare i suoi creditori dovrà nuovamente ricorrere a dei prestiti, che faranno accumulare ulteriori interessi.

Se questo meccanismo va avanti per molto tempo, lo Stato rischia di finire in quella che si chiama “spirale del debito”, ossia un circolo vizioso di interessi crescenti e sempre maggiori oneri finanziari, che può portare addirittura al default dello Stato. E se pensi che sia un caso raro, ti sbagli: soltanto l’Argentina ha già vissuto già 8 crisi di debito con default, ed un Paese molto vicino a noi come la Grecia è entrata in default nel 2015.

Cosa succede quando uno stato va in default?

In questo caso l’analogia tra uno Stato e un’azienda non vale più, perché l’azienda può chiudere e scomparire mentre uno Stato non può farlo.

La strada principale quando c’è un default è quella di rinegoziare il debito pubblico. In sostanza lo Stato insolvente concorda con i propri creditori nuovi termini di pagamento (scadenze e tassi di interesse) che ritiene di poter rispettare (spesso banche e investitori che hanno sottoscritto titoli di Stato rischiano di non recuperare i loro investimenti, in tutto o in parte). Ovviamente in questi casi la reputazione del paese subisce un danno enorme, con conseguenze economiche che possono essere significative e durare anche molti anni.

Il rapporto tra debito pubblico e PIL

Il concetto di debito pubblico non è rilevante nella sua misura assoluta, ma soprattutto confrontato al PIL (prodotto interno lordo). Se un Paese è molto indebitato ma ha un PIL molto elevato, vuol dire che la sua economia è solida e crescente, e potrà avere la forza di coprire quel debito. Se invece il rapporto Debito/PIL è elevato, significa che la produzione economica non è sufficiente a coprire i debiti, il che può essere un problema per la stabilità finanziaria del paese.

Nell’Unione Europea esiste in proposito il Patto di Stabilità e Crescita, che impone ai Paesi Membri di rispettare certi parametri per salvaguardare la tenuta de conti pubblici nazionali e del sistema finanziario comunitario.

Uno di questi parametri è che il deficit non deve superare il 3% del Pil, e il debito pubblico deve essere inferiore al 60% del Pil. Se fosse superiore (come nel caso dell’Italia), il Paese membro deve gradualmente ridurre la differenza seguendo specifiche traiettorie di aggiustamento.

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