I numeri del Prodotto Interno Lordo italiano riflettono la drammaticità dell’impatto del coronavirus. Nel 2020 il calo del PIL è stato del 9,9%, e con la crisi sono andati in fumo circa 156 miliardi di euro.
Fortunatamente, il 2021 dovrebbe essere l’anno del rimbalzo, e si prevede una crescita del 4,1%. In valori assoluti e nominali, significa che saranno recuperati circa 83 miliardi. Nonostante questo però il calcolo è semplice ed evidenzia un saldo negativo biennale di 73 miliardi. Tantissimi.
Reddito pro capite e prodotto interno lordo
Questo profondo calo del prodotto interno lordo si riflette su un minore reddito pro capite dei cittadini. Ogni italiano nel 2020 ha perso circa 2.600 euro.
Grazie al rimbalzo del 2021, dovrebbe recuperarne poco meno di 1.400. Tuttavia, bisogna tenere sempre conto che si tratta di valori medi. Il recupero andrà a beneficio soprattutto di chi ha già retto all’urto del Covid. Chi invece non ce l’ha fatta, difficilmente recupererà in modo veemente.
Allarme consumi
Un dato che desta preoccupazione è quello dei consumi (che sono il 60% del nostro Pil nazionale), che secondo le stime della Commissione Europea subiranno una contrazione del 10,5% rispetto al 2019. In buona sostanza, ogni famiglia italiana ridurrà la spesa annua per gli acquisti di circa 4.400 euro.
Quello che appare evidente guardando i numeri, è che sarà fondamentale spendere tutti e bene i 209 miliardi di aiuti che ci arriveranno dall’UE. Infatti il pieno recupero dell’attività rispetto ai livelli pre Covid, ci sarà soltanto verso il 2024.
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Impatto più forte del 2009
Per capire quanti sia pesante il crollo economico dovuto alla pandemia, basta fare un confronto. Nel 2009, anno della grande crisi finanziaria, il PIL italiano scese del 5,5% e il tasso di disoccupazione nel giro di 2 anni passò dal 6 al 12%. La pandemia ha provocato un disastro di dimensioni doppie rispetto ad allora.
Soprattutto a livello occupazionale, si vedranno i drammatici effetti della pandemia in primavera. A fine marzo infatti verrà meno il blocco dei licenziamenti, e sembra difficile sperare che non ci sia un fiume di gente che uscirà dal mercato del lavoro.