Grazie alle campagne di vaccinazione, l’ottimismo riguardo alla ripresa economica sta crescendo. Tuttavia, per molto tempo ci leccheremo le ferite per il brusco contraccolpo che il Covid ha avuto sul mercato del lavoro.
I numeri del mercato del lavoro
Le ferite provocate dalla pandemia sono ben evidenziate da ISTAT, che ha fotografato la situazione del mercato del lavoro italiano.
Il confronto tra febbraio 2021 e lo stesso mese dell’anno precedente (immediatamente prima lo scoppio della crisi Covid) fa emergere infatti un saldo molto negativo. Quasi un milione di posti di lavoro in meno. A questo dato già di per sé terribile, bisogna aggiungere anche gli inattivi, ovvero coloro che non hanno occupazione né la cercano: tra i 15 e i 64 anni l’incremento è del 5,4%, pari a +717mila.
La nota positiva è che l’emorragia di posti di lavoro si sta spegnendo. A febbraio infatti c’è stata una stabilizzazione dell’occupazione, come non succedeva dallo scorso mese di settembre 2020. Da quel mese fino a gennaio, ben 410 mila occupati sono stati persi. Nella variazione mensile, gli occupati sono sostanzialmente stabili mentre scendono lievemente i disoccupati e gli inattivi. Il tasso di occupazione è stabile al 56,5%.
Nessuno è stato risparmiato
Il conto complessivo di un anno di pandemia resta però drammatico: 945 mila unità di lavoro sono sparite. Il calo peraltro ha colpito davvero tutti. La diminuzione ha infatti coinvolto uomini e donne, dipendenti (590mila) e autonomi (355mila) e tutte le classi d’età.
Da un anno all’altro la disoccupazione è cresciuta dello 0,5% mentre il tasso di occupazione è sceso del 2,2%.
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L’allarme della Cgil
Secondo la segretaria confederale della Cgil, Tania Sacchetti, “alcuni dei dati diffusi dall’Istat sono drammatici, e dovrebbero convincere anche i più scettici della necessità di prorogare le misure speciali di ammortizzatori sociali e del blocco dei licenziamenti se non si vuole imboccare una via di non ritorno per il nostro Paese“.