Sul mercato petrolifero si abbatte una nuova grana, che rischia di spingere con forza i prezzi del barile. E’ la questione nucelare che coinvolge l’Iran, uno dei maggiori produttori di greggio al mondo.
La spinta nucleare ai prezzi del barile
Mercoledì pomeriggio il presidente americano Donald Trump, intervistato dal New York Post, ha detto che è “meno sicuro” di riuscire a convincere l’Iran ad abbandonare il suo programma nucleare. Inoltre gli Stati Uniti hanno cominciato a preparare un’evacuazione parziale di parte del personale in Medio Oriente, dopo che l’Iran ha minacciato di colpire le basi statunitensi nella regione se i negoziati sul nucleare falliscono.
Il mancato raggiungimento di un accordo tra Washington e Teheran comporterebbe che le sanzioni statunitensi rimarrebbero in vigore, con un conseguente danno alle esportazioni di petrolio iraniane. Il mercato così perderebbe una quota di prodotto, e ciò ha chiaramente spinto al rialzo i prezzi del barile di Brent e WTI, che erano giunti sui livelli massimi degli ultimi due mesi, con la media mobile di convergenza divergenza.
Altri driver rialzisti
Ci sono poi anche altri due fattori rialzisti per i prezzi del barile sono stati la proposte della Commissione Europea di istituire un divieto sulle importazioni di prodotti raffinati derivati dal petrolio greggio russo, e le previsioni di una produzione USA che dovrebbe diminuire di 50.000 barili al giorno su base annua nel 2026.
Il rimbalzo sul mercato
Oggi intanto si assiste a una piccola marcia indietro dei prezzi del barile, grazie alla speranza di una de-escalation della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Martedì le due superpotenze hanno concordato un quadro e un piano di attuazione per allentare le tensioni commerciali, aumentando l’ottimismo per la domanda di energia da parte dei due maggiori consumatori di petrolio al mondo.
I futures sul greggio Brent sono scesi verso 69 dollari, quelli sul WTI sono scesi a circa 67,4 dollari al barile, e molti investitori stanno sfruttando questa volatilità per adottare tecniche di scalping 5 minuti.
Le scorte USA
Nello scenario vanno messi poi i dati pubblicati dall’EIA statunitense, che hanno mostrato che le scorte di greggio sono diminuite di 3,6 milioni di barili nella settimana terminata il 6 giugno, più delle previsioni di un calo di 2 milioni di barili, segnalando una forte domanda. Inoltre, i dati sull’inflazione al consumo negli Stati Uniti, più deboli del previsto, hanno rafforzato le aspettative che la Federal Reserve possa iniziare a tagliare i tassi entro settembre, il che potrebbe stimolare la crescita economica e la domanda di petrolio.