Le strette monetarie decise dalla BCE per combattere l’inflazione, hanno alzato notevolmente il costo dei finanziamenti per privati e imprese. Relativamente a queste ultime, la situazione si sta facendo sempre più complicata, e si manifesta un progressivo calo dei prestiti.
La discesa dei prestiti alle imprese
In base ai dati della Banca d’Italia (relativi ad agosto) si evidenza un calo del 3,4% dei prestiti totali, ossia quelli concessi tanto a privati quanto alle imprese. Tuttavia se si considera solo quest’ultima categoria, la percentuale scende ulteriormente a -6,2%.
Si salva solo il settore agricolo
La diminuzione del credito è un fenomeno che interessa praticamente tutti i settori, con una incidenza più lieve soltanto per l’agricoltura, che ha aumentato leggermente la sua quota sul totale degli impieghi bancari. Questo evidenzia ancora una volta la minore volatilità del settore agricolo rispetto all’industria e al commercio, che invece hanno vissuto una diminuzione più brusca.
Colpa delle strette BCE
Questa frenata è riconducibile alla politica dei tassi elevati che la BCE sta portando avanti da oltre un anno per contrastare l’inflazione. Ma il calo del credito alle imprese risente anche delle politiche più severe delle banche nell’erogazione dei prestiti, nonché della maggiore prudenza delle imprese, dal momento che si sta assistendo a una contrazione del Pil.
Crescono i ritardi nei pagamenti
Una delle conseguenze di questa situazione complicata, è il ritardo sempre più frequente con cui le imprese riescono a pagare i propri fornitori. Una discreta fetta di quelle di medie e piccole dimensioni, non riesce ad essere puntuale nei pagamenti, in molti casi si supera anche il mese di ritardo.
In Italia a settembre c’è stato un aumento dei ritardi gravi saliti al 9,4%, confermando un lento ma continuo peggioramento nella puntualità dei pagamenti dovuto al contesto economico, alla maggiore incidenza dell’inflazione e al calo dei prestiti alle imprese. Quelle che più di tutti accusano questo fenomeno sono le imprese attive nel commercio e nell’edilizia (che paga anche la fine del Superbonus 110%).