Crisi nera per molti settori dell’economia italiana. L’emergenza coronavirus ha colpito in modo durissimo alcuni pubblici esercizi come bar, ristoranti, pizzerie, discoteche, pasticcerie, ecce. In tutti si stima un contraccolpo da 30 miliardi di euro. A tanto ammonterebbero le perdite. E quello che è peggio, c’è il rischio di chiusura per circa 50.000 imprese. Il che vuol dire anche perdere 300 mila posti di lavoro.
Una crisi impressionante
I dati sono stati illustrati in una nota di Fipe-Confcommercio, che evidenzino pure come molti imprenditori stanno maturando l’idea di non riaprire l’attività, dal momento che non c’è modo di reggere all’urto, neppure con le misure di sostegno del decreto Curaitalia. Queste ultimi infatti non sono sufficienti. Mancando queste ultime, mancano le condizioni di mercato per poter riaprire.
Imprese schiacciate
Finora quanto fatto dal Governo ha dato solo una risposta parziale alla crisi. La liquidità di cui hanno disperatamente bisogno le imprese non è ancora arrivata. Le cifre messe in campo dall’Esecutivo sono ben lontane da quelle dalle effettive esigenze delle imprese. Queste ultime sono schiacciate da costi enormi e una burocrazia non certo amica, spesso soffocante. Perfino quando si parla di ammortizzatori sociali. Anche le tasse, che da noi sono un fardello enorme, non sono mica state cancellate ma soltanto differite.
Rischio chiusura
Lo scenario che si prospetta è quindi di crisi profonda. Con la riapertura del Paese, c’è il concreto rischio che non siano più aperti molti bar, trattorie e ristoranti. Serve uno sforzo in più per salvare un pezzo del nostro sistema produttivo. Ma soprattutto serve di più per salvaguardare l’occupazione, perché si rischia di lasciare per strada oltre 1 milione di persone.
