Negli ultimi anni una tendenza sta preoccupando gli amanti e i difensori del made in Italy. Molte delle nostre grandi aziende, quelle fortemente rappresentative del Paese, sono passate nelle mani straniere. Effetto della globalizzazione certo, ma anche una evidenza delle difficoltà economiche che attraversa l’Italia. Secondo un report KPMG dal 2000 al 2018 sono state 364 le grandi aziende italiane che sono passate a proprietà straniera per un valore di 72 miliardi di euro.
Aziende che hanno detto addio Italia
Non possiamo essere estremisti e dire che l’Italia è in vendita, ma un po’ di nostalgia c’è. Versace, Gucci, Motta, Lamborghini e tanti altri, sono finiti nelle mani straniere. Il prestigio ad essi associato non è più un beneficio nostro, ma di altri. Le aziende del Made in Italy che sono andate ai conquistatori di altri Paesi appartengono a tutti i settori. Si va da quello dell’alta moda fino a quello alimentare, passando per i settori finanza ed energia, ma anche per i trasporti e l’industria.
Francesi molto attivi
Il fenomeno è cresciuto negli ultimi decenni. Nel 1990 fece notizia il passaggio della Fiorucci, azienda leader nel settore abbigliamento, alla giapponese Edwin International, una società giapponese. Anche un altro marchio celebre ha cambiato bandiera molto tempo fa: Krizia. Tra quelli più attivi nel fase compere in Italia ci sono i francesi. Soltanto Kering ha comprato in diversi momenti i marchi italiani Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo, Brioni e Richard Ginori. Un altro colosso francese, LVMH, ha comprato altre aziende del lusso italiano: Loro Piana, Fendi, Emilio Pucci e Bulgari.
L’acquisto più costoso: BNL
Le aziende italiane in mani francesi si trovano anche nell’alimentare. Basti pensare a Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori, che sono della multinazionale agroalimentare Lactalis, che comprò anche Parmalat nel 2011. Compere anche nel ramo finanza. Il gruppo Bnp Paribas ha acquisito nel 2006 Bnl, per un importo che resta salda al primo posto della top 10: 8,7 miliardi di euro. Al secondo posto un’altra ’acquisizione bancaria: Credit Agricole ha preso il controllo delle banche Cariparma e Banca Popolare FriulAdria. Ma nel settore vanno ricordate anche il passaggio a Groupama di Nuova Tirrena, poi Amundi ha preso Pioneer da Unicredit.