La crisi innescata dalla pandemia da Covid ha lasciato ancora delle cicatrici profonde nella ricchezza delle nostre Province. Una recente indagine infatti mostra che soltanto un quinto di quelle italiane è riuscito a superare la ricchezza che aveva prima dello scoppio della pandemia.
L’analisi per province della ricchezza
In base ad uno studio effettuato da Unioncamere e centro studi Tagliacarne, con oggetto il valore aggiunto di ogni provincia tra 2019 (prima della crisi sanitaria) e 2021, evidenzia che 22 delle 107 province sono riuscite ad andare oltre la ricchezza che avevano in passato. Le altre 85 sono rimaste sugli stessi livelli o sono rimaste arretrate.
Analisi geografica
Tra le province che in termini di ricchezza sono riuscite a sovraperformare l’epoca pre-pandemica, va segnalato che più della metà si trovano in Campania e in Sicilia.
Su tutte spicca Enna, che segna +2,9% rispetto alla media nazionale, che invece evidenzia un calo di 1,2%.
Se consideriamo però il dato assoluto, a livello di ricchezza pro capite il ruolo di leader spetta ancora a Milano. Nel capoluogo lombardo il reddito pro capite sfiora i €50000 a testa.
Analisi settoriale
Riguardo ai singoli settori economici, la crescita maggiore della ricchezza riguarda il settore dell’edilizia. Si sente l’effetto delle misure di sostegno governative e gli incentivi. La ricchezza è cresciuta del 12,6% rispetto al 2019, ma in Umbria e Sicilia si arriva a superare il 30%. Terni registra il vero boom di crescita (+42%), seguita da Perugia (+39,8%) e Messina (+37,6%).
Lievi miglioramenti per il manifatturiero (2%). In questo settore spiccano La Spezia (+16,1%), Genova (+12,4%) e Teramo (+11,9%), che sono in testa alla classifica per crescita del valore aggiunto prodotto.
I servizi sono ancora indietro rispetto al periodo pre-Covid, -2,7%. Incide il crollo del settore del turismo, con -27,2%. Soltanto nove province hanno superato la ricchezza prodotta dal terziario rispetto al 2019, e sono tutte del Mezzogiorno (specie in Campania).