La crisi climatica sta colpendo il nostro paese stagione dopo stagione, e il conto di questo cambiamento si ripercuote soprattutto sull’economia agricola, che in futuro subirà contra colpi ancora più pesanti mettendo a rischio la stessa sicurezza alimentare del nostro paese.
Quanto conta per noi l’economia agricola
Bisogna premettere che il ruolo dell’economia agricola per l’Italia è estremamente importante, dal momento che rappresenta il 27% del nostro prodotto interno lordo. Messo in evidenza questo, sottolineiamo che l’Italia si trova al centro di un nuovo forte cambiamento climatico, che ha portato il 2024 ad essere il primo anno in cui la temperatura del nostro paese ha superato la soglia critica di 1,5 gradi in più rispetto ai livelli del periodo preindustriale.
Il primo problema: l’acqua
Uno scenario di questo stress ambientale che sta interessando tutta l’area del Mediterraneo innanzitutto si ripercuote sulla disponibilità dell’acqua, che sta diventando una risorsa sempre più rara e preziosa. Alcune stime ritengono che entro il 2050 il suo consumo potrebbe raddoppiare o triplicare, mentre le precipitazioni andranno invece in discesa tra il 10% e il 15%, ma potranno giungere al 30% nelle regioni più meridionali del vecchio continente.
Bastano questi numeri per capire come l’economia agricola sia sottoposta, e lo sarà ancora di più in futuro, ad un fortissimo stress.
Come cambia l’agricoltura
Le mutazioni del clima hanno trasformato innanzitutto il nostro inverno, rendendolo più simile all’autunno. Questa mitigazione della stagione invernale ha ripercussioni importanti per l’economia agricola, perché altera il ciclo di crescita annuale di alcune piante.
Il clima ha cambiato anche le produzioni della nostra economia agricola. Ormai nel Mezzogiorno d’Italia sono sempre più diffuse le piantagioni di frutta tropicale (mango, banane e avocado) che erano impensabili qualche decennio fa, e che rispetto a cinque anni fa sono addirittura triplicate.
Meno produzione
La crisi climatica comporta anche un drastico calo delle superfici coltivate, e di conseguenza anche della resa produttiva. Un esempio tipico è quello dei cereali, la cui produzione si è ridotta fortemente. La minor disponibilità di prodotto crea tensione sul prezzo, che secondo alcune ricerche potrebbe aumentare del 3%, nei prossimi 10 anni.



















