I titoli sovrani italiani sono stati declassati da Fitch Ratings, che li ha portati al livello “BBB-“. Appena un gradino sopra “junk”, spazzatura. L’agenzia che valuta il livello di solidità e la solvibilità dei titoli emessi sul mercato finanziario dai vari Stati (ma anche da una qualsiasi società), ha quindi deciso di declassare l’Italia.
Declassamento a causa del coronavirus
Ma cosa vuol dire? Significa che le obbligazioni emesse dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per conto dello Stato, che hanno lo scopo di finanziare i debito pubblico, presentano un elevato rischio di sostenibilità. Secondo Fitch non è detto che saremo in grado di rispettare gli impegni presi con chi lo sottoscrive. L’agenzia statunitense ritiene che il nostro Paese non ha alcuna solidità finanziaria. Questo invita gli investitori a starci lontani, se non amano correre troppi rischi.
Il motivo per cui il nostro debito è stato declassato è direttamente riconducibile alla pandemia di coronavirus. Per contenere la diffusione infatti, sono state adottate misure stringenti di lockdown, che hanno paralizzato l’economia italiana. Tuttavia, va detto che secondo Fitch le prospettive future dovrebbero migliorare. Infatti gli analisti americani ritengono che la diffusione del virus verrà contenuta nella seconda metà di quest’anno. Di conseguenza, l’economia dovrebbe avere un certo slancio nel 2021. Per questo motivo l’outlook (le prospettive) sono passate da “negativo” a “stabile”. E’ chiaro che il rischio di ulteriori crolli tornerebbe se dovesse esserci una seconda ondata di contagi e una ripresa delle misure di blocco.
Le altre agenzie di rating
Ricordiamo che appena pochi giorni fa, avevamo schivato il declassamento da parte di Standard&Poor’s (BBB3). Adesso il livello di S&P e di Fitch sono praticamente allineati, così come lo sono rispetto a Moody’s (che rivedrà le stime il prossimo 8 maggio). Il Ministro delle Finanze, Roberto Gualtieri, ha intanto riferito che le Fitch non ha tenuto conto delle decisioni dell’Unione Europea e della Banca Centrale Europea, e che i fondamenti dell’economia italiana sono solidi.