In molti avevano cercato di avvisare gli inguaribili ottimisti sulla reale situazione dell’economia americana. Oggi, 5 agosto, quegli avvertimenti incautamente ignorati sono diventati l’incubo dei mercati finanziari, che sono andati in picchiata.
Cosa succede all’economia USA
L’ondata di panico che ha travolto i mercati è cominciata settimana scorsa. Alcune trimestrali delle big di Wall Street sono state decisamente peggiori del previsto, facendo suonare il primo campanello d’allarme. Che poi sono diventare sirene dopo l’ultimo report sul mercato del lavoro, che ha evidenziato che l’economia americana non è così solida come si pesava.
Tutto questo ha fatto capire che l’aria che tira non è delle migliori. Colpa anche della Federal Reserve, che ha tenuto troppo a lungo i tassi di interesse elevati per combattere l’inflazione, e adesso probabilmente dovrà accelerare il programma dei tagli.
I segnali ignorati
Eppure, come dicevamo, c’erano dei segnali forti di una crisi che stava incubandosi silenziosa negli USA. A giugno c’era stata infatti un’impennata storica per quanto riguarda le istanze di fallimento delle società statunitensi. Ben 75 nuove istanze sono state presentate, e peraltro si trattava di società di dimensioni rilevanti, mica di piccole aziende.
Va evidenziato che sono stati colpite società di tutti i settori, dai beni di consumo generici fino alla sanità.
Questa tendenza persiste a causa dei tassi di interesse elevati e delle crescenti spese operative, che continuano a mettere a dura prova la redditività delle imprese.
Come nel 2010
Il ritmo delle richieste è stato pari a quello che si verificò nel 2020, quando lo shock della COVID-19 spinse un numero relativamente più elevato di aziende verso il fallimento.
Ancora più inquietanti sono i 346 fallimenti totali finora registrati nel 2024, più di qualsiasi altra cifra dei 13 anni precedenti. Per trovare un primo semestre peggiore, che di fatto è l’anno conclusivo della grande crisi iniziata nel 2008, cioè quando si raccolsero i cocci dei fallimenti.