Il prossimo autunno l’Argentina si presenterà alle elezioni presidenziali. Lo farà con una economia reale che sta andando a rotoli, anche se la Borsa valori cresce grazie alle materie prime.
Elezioni ed economia
L’ultimo dato macroeconomico riguardante l’economia Argentina fa venire i brividi. Nel mese di marzo infatti l’inflazione è schizzata al 104%, ossia un livello record degli ultimi 32 anni, schizzando fuori dal Keltner channel della volatilità.
L’unica volta che si divide un valore peggiore di questo fu nel 1991, quando il presidente Carlos Menem decise di scambiare alla pari il dollaro con il Peso argentino, innescando così una feroce pressione sui prezzi.
Oltre al dato sull’inflazione, spaventa anche il tasso di povertà che nel paese sudamericano ha raggiunto il 40%.
La crisi del peso
Per non parlare del cambio di tra la valuta nazionale e il dollaro americano. A fine aprile il rapporto di cambio USDARS ha toccato i 230 pesos, ma sul mercato parallelo il “dollaro blu” vale il 120% in più di quello regolare, sfiorando i 500 pesos. Chi negozia questo cambio, sul timeframe settimanale ha visto spesso comparire una Marubozu candle ribassista.
L’ulteriore svalutazione recente della moneta argentina è stata provocata dalla crescita della spesa pubblica, che il governo ha finanziato con le emissioni di ulteriore moneta, finendo con il deprezzarne ulteriormente il valore.
Di fronte a una valuta nazionale così in difficoltà, il commercio è sotto pressione tant’è che il governo ha annunciato che le importazioni dalla Cina – grosso partner commerciale – verranno regolati direttamente in Yuan.
Nel disastrato scenario dell’economia Argentina, la mosca bianca è rappresentata dalla Borsa valori di Buenos Aires, che sta continuando a salire grazie al traino delle materie prime.
Elezioni incerte
Le prossime elezioni sono avvolte dalla totale incertezza, tranne che per un aspetto: Il prossimo presidente di sicuro non sarà Alberto Fernandez, la cui disapprovazione popolare è arrivata al 71%, incandidabilità politica.
Chiunque sarà il futuro timoniere del paese (forse il ministro dell’Economia Sergio Massa, 50 anni, considerato uno dei grandi favoriti) si troverà di fronte ad un’economia malmessa e con gravi problemi da affrontare.