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Lavoro, crescita forte degli occupati in un anno. Ma sono soprattutto a termine

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Rispetto ad un anno fa ci sono 800 mila occupati in più. In percentuali si tratta di un incremento del 3,6%

I numeri del mercato del lavoro in Italia a prima vista sembrano descrivere una situazione decisamente incoraggiante. Tuttavia in realtà riservano anche delle oscure verità.

Dati Istat sul lavoro

lavoroL’Istituto nazionale di statistica ha pubblicato i nuovi dati sul mercato del lavoro. Rispetto ad un anno fa ci sono 800 mila occupati in più. In percentuali si tratta di un incremento del 3,6%.

Il tasso di occupazione cresce a sua volta del 2,8%, arrivando complessivamente al 59,9%. Si tratta di un dato record dall’inizio delle rilevazioni storiche di Istat.
Il tasso degli inattivi rimane invariato al 34,5%, in discesa rispetto ai livelli di marzo 2021 ed in linea con quelli del periodo pre pandemia.

Il boom dei contratti a termine

Questo report che sembra così entusiasmante, evidenzia però anche delle situazioni meno piacevoli. Infatti oltre la metà degli 800mila occupati in più, lo sono con un contratto di lavoro a termine. Nel mese di marzo i contratti a tempo indeterminato sono cresciuti di più, ma resta il fatto che per ogni tre dipendenti a termine ne viene assunto soltanto uno a tempo indeterminato.

Istat evidenzia che in Italia oggi ci sono oltre 3 milioni di lavoratori a termine. Un livello record che non si registrava dal 1977.

L’allarme della CGIL

Il sindacato CGIL ha commentato questi dati, giudicandoli come gravissimi per via della forte incidenza dei contratti di lavoro a termine.
«Il dato più eclatante è che la ripresa dell’occupazione si fonda sostanzialmente sull’esplosione dei contratti a termine, oramai quasi il 20% dei contratti di lavoro dipendente, segno che non sono più uno strumento per affrontare esigenze temporanee e limitate, ma una caratteristica strutturale».

Giovani e donne sul lavoro

A parte il dato sui contratti a termine, ci sono altre due importanti questioni che destano preoccupazione.
Anche se l’occupazione femminile è risultata più forte rispetto a quella maschile nell’ultimo anno, resta un divario notevole fra le due categorie di genere.
Anche nella popolazione più giovane emerge un dato preoccupante, ossia la riduzione degli occupati nel ultimo mese (-0,2%).

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