Segnali di preoccupante frenata continuano a giungere dalle imprese della manifattura italiana. Una tendenza che è antecedente allo scoppio del conflitto in Ucraina, ma a causa del conflitto si sta consolidando.
I dati sulle imprese della manifattura
Ad evidenziare questa situazione è uno studio di Confartigianato, condotto sulla base dei dati Istat ed Eurostat pubblicati nei giorni scorsi. Il mese di gennaio ha segnato il secondo calo consecutivo per le imprese della manifattura italiana. Questo calo congiunturale è diffuso in tutti i principali settori di attività.
Il dato di gennaio segna una discesa del 3,4%. Il dato è ancora più significativo se osservato rispetto alla crescita che si è verificata in Germania (1,3%) e in Francia (1,8%).
Le stesse dinamiche divergenti si erano verificate anche a dicembre 2021. Anche allora la manifattura Italia aveva vissuto un calo, mentre in Germania e Francia c’era stato un rialzo.
Imprese energivore più penalizzate
La frenata maggiore ha riguardato soprattutto il comparto di vetro cemento, ceramica, gomme e materie plastiche dov’è a gennaio c’è stato un vero e proprio crollo del 8,8% rispetto a dicembre.
All’interno di alcuni settori ci sono poi dei dati ancora più drammatici, specialmente per quelle imprese ad alto consumo di energia. Ad esempio si segnala il -19,7% per i materiali di costruzione in terracotta.
Confronto con Francia e Germania
Sotto questo aspetto è chiaramente evidente l’impatto della maggiore inflazione energetica, che sta penalizzando le imprese della manifattura italiana. Durante il mese di gennaio il prezzo di elettricità e gas nel nostro paese ha segnato un incremento che è stato il doppio rispetto alla media della Eurozona. Nei confronti di Francia e Germania addirittura si è arrivati al triplo.
Questa marcata divergenza rispetto a Francia e Germania, deriva soprattutto dalla differenza tra le fonti per la generazione elettrica. Noi soffriamo di una dipendenza cronica dall’estero, mentre in Francia autoproducono molta energia attraverso il nucleare, in Germania invece sfruttano di più il carbone oltre che allo stesso nucleare.
La diversa evoluzione dei prezzi dell’energia finisce così per ripercuotersi enormemente sulla produzione delle nostre imprese.