La situazione del mercato petrolifero continua ad essere pesantissima. Il prezzo del barile di greggio ha raggiunto livelli che non si vedevano dalla crisi finanziaria del 2008, e sembrano esserci più spazi per un ulteriore peggioramento piuttosto che un miglioramento.
Cosa succede al prezzo del barile di greggio
Le ultime scosse sono arrivate dagli USA. Il Segretario di Stato USA Antony Blinken ha ammesso che esiste l’ipotesi di procedere ad un embargo contro la Russia, ed è bastata soltanto l’idea a far schizzare di nuovo il prezzo del barile di greggio.
Il Brent è arrivato a toccare quota 124 dollari, mentre si è spinto fino a 140 il Wti (il petrolio texano). Chi fa trading binario sul petrolio (qui c’è il nuovo link Pocket Option) ha puntato con decisione sul ribasso, facendo affari d’oro.
I contratti di opzione con consegna a maggior erano giunti a 200 dollari al barile.
Sembra incredibile, ma in meno di due anni la situazione del mercato si è capovolta. Ad aprile 2020 il petrolio toccò il punto più basso di sempre, arrivando addirittura in territorio negativo a causa della pandemia.
Da allora però, il prezzo del barile di greggio ha cominciato a risalire, ma fino allo scoppio della guerra lottava al massimo verso gli 80 dollari al barile. Dall’inizio del conflitto, non si sono più viste candele di inversione del prezzo.
La Russia è un top player del mercato
Il motivo di questa reazione è facilmente immaginabile. Un ammanco del petrolio dalla Russia, uno dei top player del mercato, innescherebbe un cataclisma energetico. L’unica alternativa al petrolio russo, per l’Occidente, è smettere di di consumare e razionare.
Per questo motivo i paesi Europei sono contrari, per la convinzione che tutto ciò si trasformerebbe in un boomerang che colpirebbe le rispettive produzioni industriali.
Ecco perché il prezzo del barile di greggio è volato.
Gli effetti di un embargo
Bisogna evidenziare che, anche se il sistema economico russo è al collasso, con una spirale depressiva senza precedenti e il rublo che precipita, la Russia continua ad esportare 7,8 milioni di barili al giorno. L’embargo toglierebbe dal mercato una bella fetta dell’offerta globale, visto che la Russia è il secondo membro più grande dell’alleanza OPEC+.
L’embargo quindi metterebbe in ginocchio la Russia, ma colpirebbe pesantemente anche l’Occidente.
Gli unici due produttori di peso che potrebbero aumentare significativamente l’output sono l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti. Ma lo farebbero?