Dopo Zambia e Ghana, anche l’Etiopia finisce nella lista nera dei cattivi a causa del mancato pagamento di una cedola da 33 milioni di dollari (cifra tutto sommato esigua) sul suo unico titolo di Stato internazionale.
Il mancato pagamento
Il governo etiope avrebbe dovuto fare il pagamento della cedola sull’obbligazione da un miliardo di dollari entro l’11 dicembre scorso, ma in realtà di tempo ne ha avuto fino a subito dopo Natale, per via del “periodo di grazia” concesso da una clausola specifica che accetta un ritardo massimo di 14 giorni. Neppure questo piccolo lasso di tempo aggiuntivo è servito però ad onorare il proprio debito.
Un esito annunciato
In realtà nessuno dei creditori dello Stato etiope sperava ormai in un esito differente, visto che le stesse autorità del paese all’inizio di dicembre avevano dichiarato di voler andare in default, a causa dei problemi finanziari alimentati dalla pandemia e di una guerra civile che è durata ben due anni (peraltro l’armistizio somiglia più a una tregua che al cessate definitivo delle ostilità).
L’Etiopia è il Paese più popoloso dell’intero continente e sta affrontando una delle più devastanti crisi alimentari degli ultimi decenni. Il tasso di povertà assoluta registrato ha raggiunto il 47% dell’intera popolazione, che supera i 100 milioni di persone.
Negoziati falliti
Bisogna peraltro sottolineare che già due anni fa il governo etiope aveva ottenuto un alleggerimento del proprio carico debitorio, visto che diversi creditori avevano consentito ad Addis Abeba di sospendere il pagamento del debito. Tra questi c’era la Cina.
Nelle settimane scorse il tentativo di negoziare con fondi pensione ed altri creditori una ristrutturazione del debito era fallita e da metà dicembre l’agenzia di Rating s&p Global ratings aveva declassato il titolo di Stato etiope a default, dando per scontato che il pagamento della cedola non ci sarebbe stato.
