Il problema dei pagamenti da parte della pubblica amministrazione alle imprese private, è una questione spinosa che si trascina da tantissimo tempo. I ritardi cronici spesso spingono i fornitori in situazioni di estrema difficoltà economica e finanziaria. Tuttavia, questo tipo di rapporto si conferma estremamente importante.
Pagamenti pari all’8 per cento del PIL
Un numero – messo in evidenza dalla CGIA – chiarisce quanto contino i soldi che la PA versa nelle casse delle imprese. Con i suoi 140 miliardi di euro di commesse ogni anno, la Pubblica Amministrazione rimane il cliente principale di una discreta fetta del nostro mondo imprenditoriale. Parliamo di un flusso di denaro corrispondente a circa l’8% del Pil nazionale, che viene versato con pagamenti a circa un milione di imprese sparse sul territorio.
La condanna UE
Malgrado i dati Eurostat dicano che i debiti commerciali di sola parte corrente siano negli ultimi 4 anni in costante aumento, sfiorando nel 2019 i 50 miliardi di euro, i ritardi nei pagamenti della nostra PA continuano a essere un malcostume molto diffuso in Italia. Metà di essi sono peraltro riconducibili alla sanità.
Ricordiamo che appena nel gennaio scorso, la Corte di giustizia europea ha emesso una sentenza di condanna nei confronti dell’Italia, proprio per via dei ritardi nel pagamenti alle imprese. Questa sentenza potrebbe costarci una maximulta da 2 miliardi di euro (simile a quella che ci venne inflitta per le quote latte).
Crisi di liquidità
E’ chiaro che la sanzione europea potrebbe ancora essere evitata, se solo lo Stato italiano riuscisse a mettere fine a questa cattiva abitudine.
Purtroppo però, proprio questo frangente storico fa ritenere poco probabile che accada. La crisi di liquidità post-Covid, infatti, non ha colpito solo il privato ma anche il settore pubblico. Sta infatti colpendo sia lo Stato a livello centrale che le sue articolazioni periferiche.