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Imprese italiane quotate, la maggioranza ha una famiglia alle spalle

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L’Authority sottolinea che nella metà dei casi, la famiglia ha una concentrazione di capitale nelle proprie mani quasi di maggioranza assoluta

La Consob, ossia l’autorità italiana che vigila sul funzionamento della Borsa, ha messo in evidenza un tratto caratteristico delle imprese italiane quotate. Ossia la forte impronta familiare.

Il dato Consob sulle imprese italiane quotate

imprese italiane quotateSulla base di una fotografia scattata nel 2020 sulle imprese italiane quotate, si evidenzia che il 64% di esse ha come azionista di riferimento una famiglia. Parliamo di quasi 2 imprese quotate su 3.
Non solo. L’Authority sottolinea che nella metà dei casi, la famiglia ha una concentrazione di capitale nelle proprie mani quasi di maggioranza assoluta  (47,6%, solo in leggero calo rispetto al 48,7% del lontano 1998).

Gli altri investitori

Con una presenza così massiccia delle famiglie nel capitale delle imprese italiane quotate, non stupisce che gli investitori istituzionali si facciamo un poco da parte, soprattutto quelli internazionali. Nell’anno del Covid sono diminuiti ulteriormente.
Gli istituzionali italiani, come ad esempio la Cassa Depositi e Prestiti, è invece presente nelle nostre aziende quotate nella misura media del 18%.

La governance

Il rapporto della Consob sottolinea che il panorama all’interno delle imprese italiane quotate in Borsa non è cambiato granché rispetto al solito. Il governo di queste società rimane ancorato alla tradizione, con molti membri della famiglia e poche donne al vertice (accade solo in 16 società quotate, rappresentative di poco più del 2% del valore totale di mercato).

Ma la massiccia presenza di figure di tipo familiare può creare problemi durante i passaggi di consegne generazionali, e soprattutto nei consigli di amministrazione può comportare il problema di avere figure poco qualificate su alcuni temi rilevanti, specie in ottica futura.
Si pensi alla sostenibilità e allo sviluppo digitale. Sotto questo punto di vista, la Consob sottolinea che solo il 28% delle società valutate ha consiglieri con entrambi i profili.

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