L’Unione Europea sarebbe sul punto di presentare una richiesta di recupero da 900 milioni all’Italia. Il motivo riguarda il prestito ponte che è servito a salvare la “vecchia” Alitalia dal tracollo nel 2017.
Lo afferma il quotidiano economico-finanziario britannico Financial Times, spiegando che secondo la UE quei soldi sono considerati aiuti di Stato, quindi illegali.
Il Financial Times ci va peraltro giù duro, sottolineando come sarà “l’ultimo vergognoso capitolo per Alitalia, compagnia di bandiera italiana perennemente in perdita da 75 anni“. Ma torto non gli si può dare.
La condanna del prestito ponte
In base alle norme comunitarie, è vietato a uno Stato membro di concedere a un’azienda privata un sostegno finanziario che sia tale da alterare il gioco della concorrenza, perché la favorirebbe rispetto ai suoi rivali. In sostanza:il mercato deve decidere chi brilla e chi no, ed eventualmente anche chi deve soccombere. Gli Stati devono stare al posto loro, e l’Italia concedendo un prestito alla compagnia di bandeira nazionale, avrebbe alterato la libera concorrenza.
Secondo il quotidiani britannico, la decisione sul prestito ponte dovrebbe essere annunciata domani dalla Commissione europea.
Futuro incerto e tempesa attuale
Il governo di Roma ha lavorato sodo con Margrethe Vestager, capo della concorrenza dell’Ue, per arrivare a un accordo sulla creazione di una nuova compagnia aerea indipendente da Alitalia.
Ma anche su questo fronte le cose non stanno filando via lisce.
Si sta infatti consumando la rottura tra azienda e sindacati sull’annoso tema del passaggio di lavoratori da Alitalia a Ita. Motivo della rottura è il tema della cassa integrazione a zero ore in scadenza a fine mese.
E’ chiaro che se domani dovesse davvero esserci la condanna della UE sul prestito potne, gli scenari sul piano d’azione e d’intervento sulle sorti della ex Alitalia potrebbero subire un pesante contraccolpo, cambiando il quadro generale.
