Il rialzo delle quotazioni del petrolio si fa sentire sui consumatori, perchè il prezzo della benzina continua a crescere. Secondo gli ultimi dati del MISE, settimana scorsa la “verde” è salita in media a 1588 euro per litro, mentre il carburante diesel è arrivato a 1,447 euro al litro. Per entrambi i carburanti si tratta del prezzo più alto da oltre un anno, visto che era da inizio 2020 che non erano così elevati.
Cosa comporta l’aumento del prezzo della benzina
Se consideriamo la crescita recente del prezzo della benzina, come evidenzia l’Unione Nazionale Consumatori, da inizio anno il rincaro è stato del 10,2% (Rispetto allo stesso periodo del 2020 la benzina costa il 16% in più). Questi prezzi si traducono in una crescita del pieno alla pompa pari a 7 euro.
Inoltre questi rialzi comportano una maggiore spesa su base annua pari a +266 euro a famiglia (+230 euro per il diesel). Ciò significa una stangata su base annua paria 6,5 miliardi di euro per le famiglie.
Danno doppio per i consumatori
Il prezzo della benzina diventa così un ulteriore motivo di allarme, specie adesso che si approssimano altri allentamenti di lockdown e si intravedono le vacanze estive.
Ma non solo. Il prezzo della benzina così elevato si ripercuote anche sui prezzi dei prodotti trasportati, dei beni energetici e dei maggiori costi sostenuti dall’industria. Costi che poi verranno scaricati sui consumatori finali, che quindi subiscono un danno doppio.
Tasse e accise sui carburanti
Torna così di attualità – come succede periodicamente – il problema della tassazione che vige sui carburanti. Se infatti consideriamo il prezzo della benzina, su ogni litro di carburante che paghiamo, il 64% sono tasse (il 60,7%sul gasolio). Si tratta di Iva e accise che nessun Governo ha mai avuto il coraggio né di tagliare, né di sterilizzare. Al netto delle tasse, rileva l’Unione energie per la mobilità, il prezzo italiano è inferiore alla media europea di 3-4 centesimi.